L’acne rebound, un possibile effetto delle lampade abbronzanti

acne rebound

L’esposizione alle lampade abbronzanti può far comparire i brufoli? Parliamo di acne rebound, una forma di auto-protezione della pelle dai raggi UV.

Siamo nel cuore di Aprile. Mi piace ricordare che, secondo alcuni, il nome Aprile deriva dal latino “aperire” (aprire) per indicare il mese in cui si schiudono piante e fiori. E forse si schiudono anche i nostri desideri, troppo a lungo costretti e gelati dall’inverno.
Torna a sbocciare anche la voglia di sole, mare, aria frizzante.

Chi di noi vorrebbe farsi trovare con un’epidermide bianco-latte dall’estate che bussa alle porte? Forse nessuno! E allora qualcuno si affida a lettini e lampade abbronzanti (si sa, in primavera i centri abbronzatura pullulano di clienti).
E la pelle, cosa ne pensa?
Per chi ha la cute soggetta ad acne l’esposizione ai raggi UV artificiali porta, al pari dell’esposizione al sole, un miglioramento della situazione estetica.
Attenzione però: si tratta di un effetto solo apparente, e anzi si può innescare il fenomeno noto come acne rebound.
L’argomento è stato discusso in precedente articolo in riferimento agli effetti del sole.

Qui consideriamo l’effetto delle lampade UV. Su una cute provata dall’acne i raggi UV delle lampade abbronzanti possono provocare gli stessi effetti dei raggi solari, con una intensità molto maggiore. Essi possono indurre un apparente, ma transitorio, miglioramento della situazione acneica (i raggi UV seccano la pelle), seguito però da una ri-esplosione dell’inestetismo, conosciuta appunto come effetto rebound dell’acne.
Insomma la percezione di brufoli “asciugati” dalle lampade abbronzanti può indurre alla ben comprensibile illusione che il fenomeno acneico stia migliorando grazie alla lampada.
In realtà non è così: i raggi UV seccano la pelle e, poiché possono danneggiarla, la nostra fisiologia reagisce innescando due meccanismi di protezione: un aumento del lavoro delle ghiandole sebacee, per contrastare l’effetto disseccante della radiazione, e al contempo un ispessimento cutaneo, per evitare che la radiazione penetri in profondità e produca ulteriori danni.

Tutto a meraviglia, apparentemente: una pelle più abbronzata, un pochino più spessa, di certo un po’ più secca, brufoli asciugati e meno visibili.
Ma che succede, dopo?
Quando si interrompe l’effetto delle lampade (dopo alcuni giorni) il sebo in eccesso prodotto sotto pelle, mescolandosi col materiale corneo, può intasare i dotti pilo-sebacei, provocando punti neri (comedoni). Se poi a questo si aggiunge l’eventuale azione dei batteri presenti, che possono metabolizzare il sebo e liberare sostanze irritanti, il risultato è un arrossamento localizzato, ovvero la comparsa di brufoli arrossati (papule), o nei casi peggiori di brufoli infettati (pustole).

In un altro mio intervento, ho ampiamente parlato degli effetti delle lampade abbronzanti, differenziando i tipi di lampade in relazione ai raggi emessi e alle diverse interazioni con la cute.
Qui vorrei semplicemente ricordare che: è vero che i raggi UV ci colorano la pelle e mascherano efficacemente le imperfezioni acneiche, ma è anche vero che ci sono radiazioni che giungono più in profondità nella cute, portandosi fino al derma e provocando scompensi nel collagene e nelle altre strutture cutanee. Per cui bisogna porre la massima attenzione, per evitare, oltre all’effetto rebound acneico, anche inestetismi più saldamente resistenti come rughe e macchie della pelle.

E allora per evitare l’acne rebound o altri inestetismi è necessario rinunciare a qualsiasi tipo di esposizione agli UV?
Certo che no, ma è meglio l’abbronzatura al sole naturale, meno intensa delle lampade ma più benefica per la salute e che, a mio avviso, ha effetti estetici migliori nel colorito donato alla pelle.

E per chi proprio non vuole rinunciare all’abbronzatura fuori stagione?
Va bene l’abbronzatura artificiale, ma con attenzione e moderazione.
Prima di “concedere” la nostra epidermide alle lampade, difendiamo la nostra pelle (acneica o no) con una buona crema solare ad alta protezione, in particolare sul viso e decolleté.

E dopo, per rimediare all’azione intensa delle lampade e agli inestetismi dell’acne rebound, ci si può affidare alle insostituibili attenzioni di Elicina crema.

Una pelle che presenta un inestetismo è una pelle che, comunque, si è dovuta difendere. E’ bene aiutarla, consegnandola a un ingrediente amico: la bava di lumaca.
I mucopolisaccaridi, di cui generosamente dispone la bava di lumaca di Elicina crema, placano la sete di una cute in carenza di acqua: l’apporto idrico è costante, con un rilascio graduale, lento come la lumachina. Questo assicura la permanenza dell’acqua laddove necessita, creando un ambiente favorevole alle cellule che stanno “lavorando” nella riparazione cellulare.
Una cute afflitta dai brufoli dovrebbe rimanere sempre “pulita”. L’acido glicolico, con la sua lieve azione esfoliante, libera la pelle dal materiale cheratinico e la prepara all’azione purificante dei peptidi, che tiene lontani i batteri.
L’intervento di collagene ed elastina dall’esterno supporta il ripristino del giusto nutrimento cutaneo, insieme a proteine e vitamine.
L’azione lenitiva e anti arrossamento, infine, è svolta egregiamente dall’allantoina, anch’essa naturalmente presente nella bava di lumaca.
Elicina crema ha insomma tutti i componenti necessari affinché una pelle “disordinata” torni a essere una pelle sana.
Prima di sottoporla all’azione delle lampade abbronzanti proteggete la cute con un buon solare, e dopo prendetevi cura di lei con Elicina crema, se è mista o grassa, o con  Elicina Plus, se è secca, matura o sensibile.
La pelle acneica, così come le epidermidi con altri inestetismi, ha bisogno delle vostre premure.
La soluzione la conoscete.

Diana Malcangi
, chimico-cosmetologa

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