
Sostanze “tossiche e pericolose” nei cosmetici, ingredienti “da evitare come la peste”: sono bufale o pericoli reali?
Se siete appassionati di cosmetici e siete frequentatori dei social, forse non vi saranno sfuggiti alcuni link, condivisi dai vostri amici, dai titoli a dir poco sconvolgenti: “i 5 cosmetici più odiati”, “Ingredienti dannosi e nocivi nei cosmetici”, “ingredienti da evitare come la peste”.
Insomma, sui blog da qualche tempo esplodono pareri e argomentazioni che definire terroristiche è quasi riduttivo, scritti da persone che probabilmente bazzicano nel settore cosmetico, credendo di conoscerlo bene: truccatrici auto-didatte, cosmetologhe della domenica, “esperte” della recensione di prodotti , raccoglitrici di campioncini gratuiti. Per lo più ragazze che, in qualità
di sedicenti conoscitrici del settore, ci presentano alcuni ingredienti e prodotti con frasi che incutono un certo timore: Sostanze da evitare assolutamente, INCI pessimo, prodotti “malefici”. Accipicchia… che paura!
Alcune chiedono espressamente all’utente di condividere la pagina sui social perché “tutti devono sapere… salvatevi dal pericolo… proteggete i vostri bambini dal petrolio e dalla chimica cattiva”.
In questo scenario apocalittico vale la pena di fare qualche precisazione, giusto perché accanto ai cacciatori di notizie shock ci sono pure coloro che hanno studiato la chimica e la cosmetologia nelle università (come la sottoscritta) e forse, accanto al parere delle blogger, a qualcuno potrebbe interessare anche il mio.
Potrei confutare, punto per punto, molte affermazioni sulla pericolosità di alcuni ingredienti cosmetici da parte di chi, in mancanza di una cultura scientifica propria, prende per oro colato il sistema dei semaforini del biodizionario.
Ho già espresso il mio parere in alcuni post precedenti (parabeni, paraffina, biodizionario, ecc…) e continuerò a farlo perché ritengo che il modo migliore per contrastare informazioni errate o di basso livello sia quello di dare il mio contributo di persona che ha studiato a fondo l’argomento e che lavora nel settore e che sa dove reperire fonti affidabili.
La cosmetologia è una materia complessa in cui sarebbe inconcepibile l’utilizzo di espressioni lapidarie del tipo: “Se un INCI ha i bollini rossi il prodotto va evitato”. Per discutere di un prodotto si deve parlare della chimica degli ingredienti e delle possibili interazioni con i diversi tipi di pelle, di come il prodotto è stato formulato, della purezza e qualità degli ingredienti, delle buone pratiche di fabbricazione, dell’interazione tra un ingrediente e l’altro, del profilo tossicologico, di normative e regolamenti che cambiano, ecc.
Insomma si deve specificare, circostanziare, presentare limiti, a volte essere noiosi senza poter sempre essere “esatti” nel dire che una cosa fa solo bene o fa solo male. La cosmetologia non è una scienza esatta.
Ma si sa, una frase breve che contiene la parola “dannoso” o “pericoloso” (il titolo del post è provocatorio) colpisce di più il lettore rispetto alla locuzione “sicuro nelle concentrazioni d’uso”. Il punto è tutto qui.
Più parole “shock” si usano in un articolo, più aumentano le condivisioni e la visibilità della pagina, anche se chi emette dichiarazioni non ha alcuna nozione di chimica, dermatologia o tossicologia, né fonti affidabili da cui attingere.
E i cosmetologi, formulatori, tossicologi, chimici non hanno neppure il tempo di confutare il fake o la notizia di basso livello perchè questa nel frattempo ha fatto il giro della rete seminando terrore tra gli utenti e condivisa a più non posso dai “bufalisti”.
A proposito di bufalisti, per spiegare questo termine vi riporto un estratto dalla pagina web da cui l’ho letto e che, ammetto, mi ha molto divertita. Spero faccia sorridere anche voi (il cosmetico – per fortuna o purtroppo – non è l’unico bersaglio del bufalista):
“Il Bufalista su Internet è fatto così. E’ convinto di essere furbissimo, un drago della rete, uno a cui non la si fa perché non crede a tutto ciò che è ufficiale. Per questo si fida solo di link di blog sconosciuti, che postano notizie e rivelazioni sempre ed immancabilmente clamorose. Peccato che siano, nel 90% dei casi, assolutamente false […] Il Bufalista in genere non è un produttore di notizie, ma un amplificatore compulsivo: passa le sue giornate a ritwittare, condividere, ribloggare notizie assurde e ricostruzioni complottistiche. Più sono assurde e più sono senza fondamento, più si incaponirà a difenderle. Posta cose piene di maiuscole e di punti esclamativi, o di SVEGLIAA!!!, sinceramente convinto che se scrive così la gente lo riterrà più credibile.” (Tratto da Techeconomy)
Insomma, accanto ai sedicenti esperti, ci sono i bufalisti (o complottisti), coloro che credono che tutte le aziende in nome del denaro non si preoccupano di far male alla pelle dei propri utenti, e appena trovano la notizia “bomba” si precipitano a condividerla.
Alcune blogger, in verità, sono simpatiche, creative, comunicative. Leggerle o ascoltarle è un piacere, e ritengo anche molto utili le loro recensioni online come condivisione delle proprie esperienze (chiunque può liberamente esprimere la propria opinione sull’efficacia riscontrata di un prodotto). Ma ce ne sono altre che tendono ad assumere un atteggiamento cattedratico senza alcuna cattedra, giudicando frettolosamente i prodotti solo in base alla lista ingredienti riportata in etichetta e a quello che pensano di sapere su una sostanza solo perchè tutti ne parlano male (vedi i parabeni).
Da cosmetologa ritengo che la qualità e l’efficacia di un prodotto non possano essere meramente dedotte dall’INCI, come ho spiegato qui . Ogni ingrediente, persino un olio di mandorle naturale, può essere di qualità elevata e protetto dall’ossidazione, e quindi far bene alla pelle, oppure di qualità scarsa (ad esempio rancido) e creare molti più problemi al prodotto e alla pelle rispetto a un tranquillo e inerte olio di paraffina. Tutto dipende sempre da come l’azienda lavora.
Parlando di Elicina crema c’è addirittura chi tra gli utenti ha gridato alla “pubblicità ingannevole” sostenendo che la lista ingredienti è piena di “schifezze” e di bollini rossi. A chi lo ha fatto suggeriamo di considerare le seguenti informazioni:
– La bava di lumaca (Helix Aspersa Muller Extract) si trova sempre al primo posto in tutti i prodotti della linea, e in Elicina crema si trova all’80%. Pochi possono vantare l’attivo al primo posto dellla lista ingredienti.
– Abbiamo reso pubblica la lista INCI. La trovate sotto la descrizione di ciascun prodotto nella sezione PRODOTTI. Pochi lo fanno (ricordiamo che la lista INCI è obbligatoria in etichetta perché consente a chi ha un’allergia di riconoscere ed evitare l’eventuale allergene).
– Elicina dichiara la quantità di attivo presente in ciascun prodotto della linea, nel sito. Pochi lo fanno.
– L’efficacia del prodotto è certificata da una ampia serie di studi clinici in vivo su volontari. I test sono tutti online, nella sezione EFFICACIA DIMOSTRATA. Pochi lo fanno.
Insomma, se volete capire se un prodotto è di qualità ed efficace, non preoccupatevi più di tanto dei bollini colorati nella lista ingredienti. Cercate piuttosto quei segnali che vi dimostrano la trasparenza e l’affidabilità dell’azienda e l’efficacia del prodotto.
Elicina li ha tutti.
Diana Malcangi, Chimico Cosmetologa