
Dermocompatibile – Dermatologicamente testato – Efficacia testata: definizioni che spesso troviamo sui cosmetici. Cosa vogliono dire?
Dopo aver spiegato il significato della parola cosmetico e, sopratttutto, di cosa vuol dire cosmetico naturale, ecologico, biologico, cruelty-free, vegan, non testato su animali), oggi spieghiamo il significato delle parole Dermocompatibile, Dermatologicamente testato ed Efficacia testata.
Le ho scritte in ordine crescente di “importanza”: vediamo perché.
Dermocompatibile
Analogo a dermoaffine, è un aggettivo importante che rappresenta una “qualità” del prodotto.
Se viene usato con onestà da parte dell’azienda, questa parola ci dice non solo che è un cosmetico ben tollerato dalla pelle (cioè non provoca irritazioni e arrossamenti) ma anche che la pelle in qualche modo lo “riconosce” e lo apprezza.
Ciò vuol dire che le sostanze in esso contenute, nel loro complesso, vengono “usate” dalla pelle, diventando parte del suo mantello idrolipidico, oppure un nutrimento extra, protettivo o energizzante, o in ultimo che possono essere assorbite più in profondità (e quindi possono svolgere la loro benefica funzione).
Quando la parola dermocompatibile si riferisce ai singoli ingredienti, in genere l’ingrediente è anche naturale oppure derivato da una sostanza naturale. Ma attenzione: una sostanza naturale può essere non dermocompatibile, e viceversa.
Quando la parola dermocompatibile si riferisce alla formulazione nel complesso, questa deve avere caratteristiche di naturalità ma soprattutto deve saper stabilire un perfetto “legame” con la pelle.
Attenzione: il concetto di dermocompatibilità è relativo, dipende molto dal tipo di pelle che riceve il cosmetico e dalla frequenza d’uso. Ad esempio, se un prodotto è naturale e ci sembra anche “ben tollerato” la prima volta che lo utilizziamo, ma dopo due settimane di utilizzo ci riempiamo di brufoletti o di punti neri, allora quel prodotto può essere più dermocompatibile con le pelli molto secche, e meno con quelle grasse o soggette a imperfezioni.
E’ un esempio. Ciò che voglio dire è che è sempre la pelle, in definitiva, a decidere cosa le piace e cosa no.
Testato dermatologicamente (oppure Clinicamente testato)
Se troviamo questo termine, senza riferimenti all’efficacia, significa solo che è stato eseguito un test per stabilire se il prodotto in questione è ben tollerato, cioè che non provochi alcuna reazione avversa (irritazione, arrossamento, gonfiore, ecc.).
Testato dermatologicamente quindi non vuol dire che il prodotto sia dermocompatibile, ma solo che la pelle non riceve danni in seguito all’applicazione del prodotto.
Il test di tollerabilità viene eseguito in un centro dermatologico su volontari umani (minimo 20) e consiste in genere nel “patch test”: il prodotto viene utilizzato in modalità occlusiva, cioè applicato in un punto e coperto da un cerotto (patch) che tiene il prodotto a contatto con la pelle per 48 ore.
Se non si verificano reazioni avverse, il prodotto si può considerare ben tollerato e si può dichiarare è “dermatologicamente testato”.
Questo test, in sintesi, non stabilisce in alcun modo l’efficacia del prodotto, ma solo la sua innocuità.
Efficacia clinicamente testata
Definizione che viene spesso confusa con la precedente ma che è totalmente diversa e che ha anche un “peso” diverso.
“Efficacia testata clinicamente” significa che un prodotto che dice di avere delle specifiche proprietà o attività (antirughe, riduce le macchie, contrasta i segni dell’acne, anti-smagliature, ecc…) è stato anche effettivamente testato su volontari (almeno 20) che possedevano proprio quello specifico inestetismo: il test clinico di efficacia dimostra che il prodotto riduce l’inestetismo oppure lo attenua in un tempo prestabilito.
Ad esempio, per certificare che un prodotto sia davvero “efficace contro le rughe” oppure che “riduce le rughe in un mese”, occorre fare un test clinico di efficacia in un cui si scelgono 20 volontari con rughe, si dà loro il prodotto da applicare quotidianamente e si stabilisce, alla fine del periodo di applicazione, se le rughe in questione sono diminuite. La valutazione viene fatta da un dermatologo, talvolta da uno specialista in cosmetologia, il quale può servirsi di un’analisi visiva o fotografica, oppure, meglio ancora, di strumentazioni elettroniche (che misurano, ad esempio, la profondità del solco creato dalla ruga, prima e dopo il periodo di trattamento).
Lo scopo del test clinico di efficacia è quello di stabilire se il prodotto ha effettivamente agito su persone che avevano quello specifico inestetismo.
Come potete capire, è molto importante come test, e diventa obbligatorio per quelle aziende che vogliono dichiarare specifiche azioni del prodotto.
Efficacia testata in vitro
Ha meno valore del precedente: significa che i test non sono stati eseguiti su volontari umani, bensì su singole cellule o su epidermide ricostruita, cioè appunto in vitro.
In tal caso però non si può stabilire che una crema è antirughe (perché la ruga è… umana, quindi il test deve essere fatto su persone in carne e ossa). Dal test in vitro si può capire solo se il prodotto ha capacità antiossidante, o stimolante della proliferazione cellulare, oppure se le cellule producono più collagene, ecc…
Lo possiamo considerare un test predittivo, perché può ipotizzare l’efficacia ma non può confermarla a norma di legge: l’efficacia reale si può misurare solo sulle persone in carne e ossa.
Non sarebbe meglio allora che tutte le aziende facessero testare clinicamente l’efficacia dei loro prodotti?
Magari fosse così: la maggior parte non esegue test di efficacia; alcune fanno fare test in vitro; pochissime commissionano anche gli studi clinici.
Il fatto è che questi test costano moltissimo. I test infatti vengono commissionati dall’azienda a un istituto indipendente, cioè una clinica dermatologica, un’università o un centro cosmetologico. I volontari devono essere giustamente pagati per applicare tutti i giorni un prodotto di cui sanno poco. Il test dura tanto (non 48 ore come il test di innocuità, bensì un mese oppure due-tre mesi); si utilizzano strumenti di misura costosi e sofisticati, e deve essere fatta un’analisi statistica sui risultati.
Le aziende serie, quelle che puntano all’efficacia dei prodotti, investono anche nei test clinici: è il caso di Elicina Italia, che ha investito nella realizzazione dei test clinici di efficacia per offrire al pubblico non solo il prodotto di qualità migliore, ma anche la certezza che funzioni.
State attenti alle parole che leggete, cercate di capirne bene il significato, per non essere preda di facili raggiri da parte del marketing. Fidatevi soprattutto di quelle aziende che pubblicano i risultati dei test clinici di efficacia.
I prodotti Elicina, efficaci contro rughe, macchie, segni dell’acne, cicatrici, smagliature e arrossamenti, hanno un’efficacia provata clinicamente, e i test sono tutti consultabili QUI.
Di Elicina ci si può fidare.
Per rispondere alla domanda: meglio un test di sicurezza o un test di efficacia?
Indubbiamente meglio un test di efficacia, visto che in quest’ultimo è incluso anche il test di sicurezza. Oltre a valutare la riduzione degli inestetismi, infatti, nel test di efficacia la cute dei volontari viene monitorata in tutte le sue reazioni (come arrossamenti, ecc.) durante tutto il periodo di uso quotidiano del prodotto. Ecco perché il risultato, in termini di sicurezza, è più affidabile rispetto a un patch test, che dura solo 48 ore. E, soprattutto, un test di efficacia garantisce che il prodotto funziona davvero, e che l’azienda mantiene le promesse!
Ragazze, spero che questa breve guida vi sia stata utile 🙂
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Baci, alla prossima!
Diana Malcangi, Chimico Cosmetologa