
La pubblicità dei prodotti cosmetici a volte esagera nei toni, e talvolta anche nei contenuti. Ma le aziende devono stare attente: lo IAP e l’Antitrust sono sempre pronte a difendere il consumatore con multe salate per le aziende che fanno pubblicità ingannevole.
A quanti di voi sarà capitato di assistere, soprattutto nei paesi del Sud, a qualche celebrazione estiva in onore del Santo patrono?
Da ragazzina ero affascinata dal misto di festa, folklore e religiosità: uomini e donne in processione dietro la statua del santo, costumi, usanze tradizionali e bizzarre, addobbi e luminarie ad adornare le strade, giostre, bancarelle piene di dolciumi e soprattutto il “venghino, signori, venghino” degli imbanditori di turno. Impossibile far finta di niente: costoro riuscivano, con una “pubblicità” urlata e a tratti esasperante, a promuovere prodotti a basso costo e in genere… non proprio di qualità, ma che loro riuscivano, con fandonie gridate, a rendere interessanti. Piatti di ceramica che non si scalfivano nonostante i ripetuti urti su di un banco metallico, bicchieri di cristallo di cui si verificava il tintinnio di purezza con un coltello, unguenti prodigiosi per i calli, le emorroidi, il mal di testa, i brufoli e per scacciare via la suocera! Insomma di tutto, di più.
Era una sorta di pubblicità “locale”, di strada, e non proprio onesta, che forse anticipava ciò che accade oggi su larga scala nei media. La pubblicità del 21° secolo è di certo più elegante, tecnologica, professionale, oppure semplicemente… più subdola.
Una cosa è certa: 20 anni fa non c’era nessuno che segnalava le “irregolarità” pubblicitarie, allo IAP o all’Antitrust.
Lo IAP ovvero l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, è un organo preposto al controllo della veridicità del messaggio pubblicitario, e l’Antitrust (AGCM) è il garante della concorrenza sul mercato: queste istituzioni sono nate perché molte aziende, al fine di invogliare il consumatore all’acquisto di un determinato prodotto, pongono in atto pratiche scorrette nei confronti del consumatore o della concorrenza. Ad esempio esaltano caratteristiche che il prodotto non possiede, spacciano per vero ciò che non è, affermano qualità specifiche senza poterlo dimostrare, eccetera eccetera. Più di un’azienda cosmetica è stata (giustamente) multata dallo IAP o dall’Antitrust per pubblicità non veritiera, e di recente anche grossi nomi della cosmesi, come si è appreso da varie testate d’informazione e in rete.
Anche la pubblicità di Elicina in Italia, qualche anno fa, è stata sottoposta al vaglio dello IAP, e per fortuna non hanno trovato nulla da ridire. L’EFFICACIA di Elicina su tutti i principali inestetismi cutanei è infatti dimostrata scientificamente, e come “prova” a supporto sono disponibili sul nostro sito i test clinici specifici per ciascun inestetismo.
Abbiamo voluto condividere con voi quest’esperienza anche per rispondere ad alcune critiche che sono state mosse sui nostri prodotti, utilizzando ad esempio la nostra pagina facebook: alcuni sostenevano che la nostra fosse “pubblicità ingannevole” e liquidando il discorso con l’unica motivazione che la crema non fosse completamente naturale e contenesse alcuni eccipienti di sintesi.
Ciò che è stato omesso è che in Elicina (e anche in Elicina Plus) la bava di lumaca è presente all’ 80%. Percentuale vertiginosa, se si tiene conto che un attivo, in genere, non supera una percentuale compresa fra lo 0,5 e il 5%.
Il restante 20% è crema base.
Direi che i numeri parlano da soli e rendono, inoltre, la nostra comunicazione molto “calma”: vi spiego perché.
Elicina è sul mercato da molti anni e la sua longevità sta a dimostrare che i consumatori hanno verificato di persona la sua efficacia, dimostrata peraltro clinicamente. Il mercato delle nostre preparazioni a base di bava di lumaca è fiorente: non abbiamo bisogno di inventarci prodotti nuovi ogni sei mesi, così come non occorre “spingere” il nostro prodotto con una comunicazione agli eccessi, o subdola o mendace, esaltando proprietà miracolistiche, ingannando i consumatori e rischiando quindi di incorrere nelle ire dell’antitrust. No, tutto questo non fa parte del nostro mondo né dei nostri valori.
La nostra serenità deriva dall’aver proposto sul mercato, da tanti anni ormai, un prodotto valido, che continua a vendere perché non inganna, e anche perché il “passaparola” dei consumatori che ne hanno verificato l’efficacia è più forte di qualunque pubblicità.
Il consumatore non è sprovveduto: se un prodotto non mantiene le promesse, l’acquirente si allontana (ne abbiamo viste di meteore, in campo cosmetico).
Se Elicina si vende bene è perché FUNZIONA.
Al momento non ci risultano altri cosmetici che siano stati sottoposti alla stessa quantità di test di verifica clinica sull’efficacia, così come Elicina. Ma è sempre probabile che possa sfuggirci qualcosa: in questo caso, invitiamo chiunque sia a conoscenza di qualche preparazione cosmetica che possa eguagliare o superare Elicina per la quantità di test a cui è stata sottoposta per valutarne l’efficacia, a segnalarcelo, privatamente o pubblicamente.
Al centro dell’attenzione della nostra azienda c’è il rispetto per la persona, non solo per la sua pelle. Dei nostri prodotti non abbiamo MAI e, ribadisco MAI, rivendicato effetti miracolistici e miracolosi ma ne abbiamo sempre sostenuto la qualità e l’efficacia: sul nostro sito ci sono le liste ingredienti (INCI) in chiaro, e tutti i principali studi clinici eseguiti su Elicina da prestigiose Università e centri di ricerca contro i più comuni inestetismi della pelle.
Non è un caso se lo IAP ci ha dato ragione.
Diana Malcangi, Chimico Cosmetologa