Comedogenicità: un concetto relativo

comedogenicità

Cosa significa comedogenico? Vediamo come le sostanze grasse possono contribuire a sviluppare i comedoni, sapendo che questo dipende soprattutto da come “rispondono” i diversi tipi di pelle. Meglio gli olii vegetali o… la paraffina?

Molte persone, quando vogliono affermare una verità che apparentemente rispetta i canoni dell’assoluto, spesso dicono: “è vero, lo hanno detto al telegiornale”, oppure “l’ho letto su internet”.
Molte sono le notizie a cui tutti bene o male abbiamo creduto,

ma che si sono poi rivelate false: ricordo da bambina il caso delle “teste di Modigliani”, ritrovate nei fossi livornesi nel 1984, sculture credute opere autentiche dell’artista Amedeo Modigliani persino da famosissimi storici dell’arte dell’epoca, ma poi dichiarate false dagli autori della burla, che le avevano realizzate con un semplice trapano. Una notizia che all’epoca ebbe grandissima eco sui giornali e in televisione e a cui molti credettero.
Oppure, in tempi più recenti, mi è capitato di veder “morire” in TV personaggi famosi, che per fortuna sono poi “resuscitati” (nel senso che non sono mai deceduti): Lino Banfi, Vasco Rossi, Paolo Villaggio, Monica Vitti e, oltreoceano, Brad Pitt, Johnny Depp, tra i casi degli ultimi anni.
In molti episodi capita che i giornalisti prendano veri e propri abbagli, e le verità assolute, in campo mediatico, non esistono.

Qualcuno si chiede: e in campo scientifico?
Bè, si sarebbe portati a pensare che la scienza non menta, che sia tutto matematico e controllato.
Niente di più falso! La scienza procede per teorie e procedimenti validi, ma anche per… tentativi mal riusciti, errori che poi si rivelano illuminanti, teorie solidissime che risultano poi del tutto sbagliate, intuizioni geniali e veritiere a cui però nessuno crede, cattive interpretazioni che portano a ritenere vero il falso, e falso il vero… eccetera eccetera.
Tralascio gli “errori famosi” della scienza del passato e cito invece la “figuraccia” del recente esperimento del Cern, in cui i neutrini avrebbero “superato la velocità della luce sconfessando la teoria della relatività ristretta di Einstein”. Come tutti sappiamo, si è poi scoperto che c’era stato un errore nella misura e che la teoria di Einstein non era affatto sconfessata. Errare humanum est.

Insomma, non possiamo fidarci di nulla e di nessuno: il metodo giusto è sempre verificare, verificare e ancora verificare, mettendo in dubbio ciò che ci dicono, evitando le facilonerie, cercando di approfondire e, quando non siamo in grado di farlo in prima persona, rivolgendoci a esperti del settore. Sapendo che anche loro possono sbagliare, come tutti, e che la verità non è un traguardo definitivo, ma un percorso continuo.

Con questo voglio solo sottolineare che, anche in campo cosmetico, le verità assolute, se non nulle, sono veramente poche. Chi si occupa delle scienze della vita (biologia, farmacologia, medicina in tutte le sue accezioni, e nel mio caso le scienze cosmetologiche) in particolare sa che, oltre a meccanismi comuni, assodati e identificabili, c’è una grossa componente di variabilità individuale. E’ quella cosa che NON consente di affermare, ad esempio, che a parità di condizioni (es. fumo di sigaretta) si debbano subire SEMPRE le stesse conseguenze (malattie al polmone), o che una sostanza abbia gli STESSI EFFETTI SU TUTTI GLI INDIVIDUI.
Tutto, infatti, dipende dalla chimica della sostanza e dalla dose, certo, ma anche dalla risposta individuale: sostanze molto tossiche in elevata quantità hanno in genere conseguenze pesanti, ma sostanze poco o per nulla tossiche possono avere effetti anche diversi, da un individuo all’altro.
Sembra una banalità, ma in tempi in cui si demonizzano sostanze innocue come il latte o il sale da cucina mi sembrava opportuno chiarire che non è solo “la dose che fa il veleno”, e neppure solo il carattere chimico di quella sostanza, ma anche le condizioni dell’organismo che vi entra in contatto.

Fatta questa articolata premessa, oggi mi voglio soffermare sul controverso concetto di COMEDOGENICITA’.

Innanzitutto, che vuol dire comedogenico?
Vuol dire che una determinata sostanza può (ma non è detto che lo faccia) favorire l’insorgenza di comedoni (punti neri / accumuli aperti, da cui il termine comedogenico) soprattutto, ma anche grani di miglio (punti bianchi, accumuli chiusi) oppure il classico brufoletto (papula/pustola, quella in cui è presente un’infiammazione/infezione).

Occorre subito ricordare che il comedone si forma quando il sebo prodotto dalla ghiandola sebacea, che si riversa normalmente nel canale follicolare e che in genere è abbastanza fluido, si unisce con i prodotti dell’esfoliazione dello strato corneo dell’epidermide (cheratina) e crea un tappo, cioè intasa il dotto follicolare.
La melanina presente e i processi di ossidazione determinano il colore scuro di questo inestetismo.
Se a questo si aggiungono fattori esterni (polvere, inquinamento, prodotti cosmetici non adatti o, in particolare, pigmenti e polveri presenti nel make-up) è possibile che il comedone si formi più facilmente.

Ma, voglio sottolineare, è possibile. Non è certo. La COMEDOGENICITA’ va relativizzata.

Si fa spesso dell’ingiustificato allarmismo: non è sufficiente che una sostanza sia considerata potenzialmente comedogenica per affermare che un prodotto cosmetico che la contiene è comedogenico. Primo perché quella sostanza “imputata” deve superare una certa percentuale all’interno del prodotto, secondo perché la comedogenicità dipende da come la pelle risponde.

Tra i maggiori imputati per l’insorgenza dei comedoni, infatti, ci sono proprio alcuni componenti del sebo umano: trigliceridi saturi, cere e esteri del colesterolo e altri steroidi, e altri componenti dalla consistenza semisolida/cerosa: più il sebo “tende” a essere solido, infatti, meno facilmente uscirà, e quindi il canale follicolare sarà meno “pulito”: il comedone si forma più facilmente.
Ma anche qui non è detto, perché se un sebo invece più fluido (ricco di trigliceridi insaturi e altre sostanze ricche di insaturazioni) incontra una quantità di cheratina eccessiva (prodotta dalla pelle in particolari condizioni) o molte impurità (ad esempio pigmenti, talco e altre polveri minerali contenute nel trucco), si può comunque formare il “tappo”.

Il sebo, quindi (lo ribadisco) è comedogenico di suo.
Non solo, il sebo può essere anche acneidogenico: i trigliceridi insaturi ad esempio, anch’essi componenti lipidici del sebo, che normalmente sono fluidi, se incontrano le lipasi (enzimi prodotti da microrganismi follicolari), possono essere trasformati in acidi grassi liberi, con un risultante effetto irritante che genera un’infiammazione (formazione della papula=brufolo).

Dunque, quando si parla di COMEDOGENICITA’ o ACNEIDOGENICITA’ si deve tener presente che sono concetti relativi, più che alle singole sostanze, all’interazione tra le sostanze (presenti o aggiunte dall’esterno) e i diversi tipi di pelle.

Alcuni tipi di pelle, rispetto ad altri, hanno una maggiore predisposizione all’insorgenza dei punti neri. Disordini ormonali, fattori genetici, epidermidi costituzionalmente grasse sono situazioni che, da sole, senza altri interventi, costituiscono terreno fertile per la nascita dei comedoni.
Quindi, andiamoci piano prima di definire una sostanza comedogenica, e consideriamo che tutte le sostanze grasse, per esempio i comuni olii vegetali utilizzati in cosmesi, possono essere comedogeniche.
Ma teniamo presente che se la nostra pelle è molto secca o si trova in condizioni climatiche sfavorevoli (freddo, vento) avrà di certo bisogno di una quota grassa più consistente, dunque nessun grasso in quel caso sarà comedogenico,anzi, sarà facilmente assorbito dalla pelle e utile per la protezione.

Un illustre imputato di comedogenicità è la PARAFFINA.
Basterebbe soltanto l’etimologia del nome per dirla tutta su questa sostanza. Infatti, deriva dal latino –parum- che vuol dire “poco” e da –affinis- che vuol dire “affine”. Poco affine, quindi: vuol dire che è una sostanza che ha scarsa reattività. Dunque, si tratta di una sostanza inerte, che non interagisce con gli altri componenti del prodotto e neppure con i meccanismi della fisiologia cutanea.
E non è, come molti vorrebbero apparisse, una sostanza comedogenica, alla luce di quanto abbiamo detto poc’anzi (o basta che sia un derivato del petrolio per renderla meritevole di una campagna a sfavore?)

La paraffina è un emolliente e, pur non avendo tecnicamente caratteristiche idratanti, è ottima per trattenere l’acqua già esistente a livello epidermico. Non è irritante, non provoca sensibilizzazione cutanea, non dà allergia. Ma ciò che è più importante è quello che ho sottolineato prima: la sua inerzia chimica la rende praticamente innocua, in quanto non è in grado di interagire con altre sostanze presenti in un prodotto e neppure con la nostra fisiologia epidermica.
Non è stato inoltre dimostrato che la paraffina sia comedogenica.

Paradossalmente spalmarsi olio di paraffina puro sulla pelle del viso è, alla luce della sua struttura chimica, un’azione meno comedogenica che spalmarsi olio d’oliva puro (ricco di trigliceridi insaturi). Ovviamente non consiglio né l’uno né l’altro, ma suggerisco l’uso di una buona crema, come un’emulsione olio in acqua.

Elicina crema, specifica per pelli miste e grasse, contiene, oltre a una grande quantità di bava di lumaca, anche una piccola quota di paraffina, una quantità tale da renderla non comedogenica. Serve a dare un effetto emolliente, completando la crema, senza scombinare l’equilibrio lipidico.

In più, ed è la cosa più importante, Elicina contiene elementi anti-comedogenici naturali: la presenza dell’acido glicolico nella bava di lumaca esfolia delicatamente e consente di rimuovere proprio quegli accumuli di cheratina che possono essere responsabili della formazione del comedone. Inoltre l’effetto leggermente astringente dell’acido glicolico, restringendo appunto i pori, contribuisce anch’esso a tenerli puliti, impedendo l’ingresso di sostanze indesiderate. A ciò si aggiunge anche l’effetto di particolari peptidi purificanti, che tengono lontani batteri e microrganismi.

Elicina da sempre offre un prodotto affidabile, sicuro, dall’efficacia dimostrata.
Le qualità della bava di lumaca sono molte, e la bava di lumaca rappresenta la sostanza principe di Elicina, presente ben all’80%. Gli elementi “aggiuntivi” della linea cosmetica Elicina sono altrettanto sicuri, e in linea con le severe normative attuali.

Diana Malcangi, Chimico Cosmetologa

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